(forse da prima)



E' complicato da spiegare.
Un quasi turista nel Parque Lezama di quasi un anno fa.
Mi aggiro con la Canon al collo; per ragioni che non mi pongo scatto anche la foto di un edificio anonimo ancorchè sbucciato; non riesco a trovare l'inquadratura, mi sposto lungo i vialetti, ma gli alberi si frappongono; mi accontento, scatto, però la sensazione è la rinuncia. Il giorno dopo, controllando le foto sullo schermo della reflex, trovo un'incomprensibile presenza quel palazzo sbreccato, e inoltre la sensazione di essere osservato mentre la guardo.
Ma le foto hanno bisogno del fotografo per essere fatte.
Ritorno a Roma, passano i mesi. A seguito di un trasloco rinvengo una scatola. Fotografie. Ricordi ricordati da nessuno. Scartabello, molte mai viste. Sconosciuti degli anni 50, oppure riconosciuti ma immortalati in momenti misteriosi. Ma una è

Si vede che nel '52 la vegetazione era disposta diversamente.
Rintraccio nella scatola quella in bianco e nero, la scruto con la lente, la scannerizzo, la ingrandisco, la esploro sullo schermo. Le finestre lì in alto, di nuovo la sensazione di essere osservato.
Ritorno a quella recente, mi impunto sul muro laterale: pezzi sbocconcellati di lettere, la scritta Cinzano riaffiora beffarda. Guardo le finestre, anche quelle con le presenze dietro le imposte chiuse, e capisco.
Gli occhi forse non sono gli stessi, dopo quasi 57 anni. Ma gli sguardi sì. Gli sguardi hanno bisogno di occhi, ma sopravvivono a chi osserva.

